martedì 17 dicembre 2013

Disoccupazione e riclassificazione energetica degli edifici.

Un nuovo modo di creare lavoro abbassando le spese energetiche


La crisi economica che stiamo attraversando non accenna a diminuire, anzi! I segnali che avvertiamo ogni giorno non sono di certo positivi. Tra questi, la disoccupazione che ha toccato un livello record del 12,5%; con quella giovanile (i giovani fra i 18 ed i 24 anni)  che ha superato la soglia del 41 %.
E’ un dato drammatico! Una debacle a cui tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni nel nostro Paese non hanno saputo trovare una soluzione!

Eppure, opportunità ce ne sono. Per esempio, nella riqualificazione edilizia. Cioè, in tutto quell’enorme e potenziale mercato che gira intorno al miglioramento dell’efficienza energetica sia nelle nuove costruzioni sia, ancora di più, in quelle che già abitiamo e che, se riqualificate, ci consentirebbe di risparmiare parecchi milioni di euro l’anno.



Cosa si sarebbe già potuto fare? Ricordate il referendum sul nucleare del lontano 1987? Referendum in cui la stragrande maggioranza degli italiani si è espressa in modo negativo su questo modello di produzione d’energia?
Ebbene, in seguito a questo risultato referendario, i governi avrebbero dovuto attuare un nuovo piano energetico nazionale, nel medio e soprattutto nel lungo periodo.

Cosa, invece, è successo? Semplice, un nulla di fatto!
Volontà…? Incapacità…? Interessi di parte…? Fatto sta che il risultato delle mancanze e/o inefficienze di questa casta di amministratori pubblici è sotto gli occhi di tutti e i Cittadini di questo Paese ne continuano a pagare le conseguenze ogni giorno!
Oggi siamo costretti ad importare sempre più grosse quantità  di gas e di petrolio a prezzi salatissimi e con un’assoluta dipendenza dai Paesi produttori.

Un esempio..? Il metano naturale, usato per il riscaldamento delle nostre case e che nel 1995 costava al cliente finale intorno alle 850 lire al metro cubo (circa 44 centesimi di euro), oggi è “lievitato” a 83 centesimi (2° scaglione di consumo). In sostanza, è raddoppiato in 18 anni con un aumento di circa il 5,60 % ogni anno!

Il patrimonio edilizio italiano è costituito per l’89% da edifici costruiti antecedentemente al 1971.
Per la precisione, 6 milioni di edifici per 24 milioni di persone sono edificati in zone ad alto rischio sismico; il 70% di questi è stato costruito prima dell’emanazione di norme antisismiche ed il 50% di essi sono scuole che, per il 25%, sono fatiscenti ed obsolete. Dei veri e propri divoratori di energia. Insomma, dei colabrodo che disperdono nell’aria una buona parte del calore prodotto dall’impianto di riscaldamento.

Si rende necessario, per i suddetti motivi, investire seriamente in questo campo dirottando su di esso risorse oggi destinate ad obiettivi meno importanti per i Cittadini di questo Paese.
Potremmo così migliorare sensibilmente l’efficienza energetica dei nostri immobili attraverso ristrutturazioni con metodi di ultima generazione, sani, ecologici ed efficienti, ottenendo sensibili risparmi a livello della singola famiglia e, di conseguenza, per la bolletta energetica nazionale!
Questo, inoltre, metterebbe in moto un fondamentale ciclo di lavoro per le piccole e medie aziende del settore ponendo le basi per una maggiore richiesta di manodopera specializzata: creando, nel contempo, centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Utopia o realtà? Non lo sapremo mai se non saremo in grado di raccogliere la sfida!

Federico Zenari

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